Oggi faccio il tam tam e ripubblico un post comparso su Radio Activa, la web radio che mi vede impegnato in un’attività di podcasting. Grazie ad essa, conduco Easy Tech che è una serie di mini trasmissioni tese a colmare quanto più possibile il digital divide.
Si sente spesso parlare di “fuga di cervelli” quando si affronta il tema della ricerca in Italia. A volte capita (e per fortuna) che alcuni cervelli decidano di direzionare i propri sforzi rimanendo in patria. È il caso del prof. Giovanni Saggio, ricercatore presso il Dipartimento di Elettronica dell’Università di Tor Vergata di Roma, dove è docente di elettronica presso la macroarea di Ingegneria e alla Facoltà di Medicina. Saggio ha sviluppato una app che sfrutta un algoritmo di intelligenza artificiale per analizzare lo stato di salute di una persona dalla sua voce. E lo può fare anche con percentuali di accuratezza tra il 95% e il 98%.
Oggi, la stessa app viene usata per diagnosticare il Covid-19. Come è stato possibile? E soprattutto, come funziona questa app? Nata come supporto per la diagnostica di malattie quali il Parkinson e l’Alzheimer, oggi la tecnologia del nostro professore ha allargato i suoi orizzonti per contrastare la pandemia in atto. Dietro a essa qualcosa di semplice e distintivo: il suono. Insomma, siamo davanti all’evoluzione della diagnostica per suoni. Cugina prima della diagnostica per immagini.
L’analisi della voce permette di ricavare migliaia di dati. Con risultati che variano da patologia a patologia. Pensiamoci un attimo: le malattie neurodegenerative influenzano le nostre emissioni vocali, le rallentano, le distorcono. E queste differenze sono registrabili. Allo stesso modo, il Covid-19 appesantisce i nostri polmoni e modifica la nostra voce. Insomma, questa tecnologia funziona. Poco invasiva, precisa, puntuale. Sarà il futuro? Sicuramente vale la pena continuare a testarla. Apporta e apporterà sempre più un valido contributo alla medicina già navigata.
Tra le possibili applicazioni: screening di massa, integrazione con Immuni, test ai viaggiatori… Potenzialità innumerevoli, di cui andare fieri. Soprattutto in casa nostra, perché lo ricordiamo: il tampone virtuale è targato made in Italy.
Il prof. Saggio vi aspetta nel nostro podcast. Non fatevelo scappare!
Qui invece propongo il podcast.
A proposito: questo post è stato scritto interamente usando il SOLO ID.1 mini (guarda il video -> https://youtu.be/g_Cc7eyGgbg) un Raspberry dotato di un elegante (e funzionale) case con ventole e dissipatori sapientemente installati al fine di ridurne le temperature.
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