Il mondo Linux mi attrae e lo fa dal lontano 2004. Sono cambiate tantissime cose rispetto a 17 anni fa ma tutt’ora rimango sorpreso dalle diverse filosofie che muovono alcune distribuzioni Linux di spessore. C’è chi pensa di offrire le ultime tecnologie esistenti, c’è chi al contrario vuole essere conservativo proponendo solo software ultra rodato; ancora, si passa da chi vuole proporre mirabolanti effetti grafici e chi, invece, vuole essere talmente tanto essenziale, da proporre desktop environment quasi inesistenti.
Uso abitualmente al lavoro la Ubuntu nella sua versione LTS 20.04 e la trovo, in certi aspetti, anni luce rispetto a Windows 10. Non è vero che non si blocca mai o che funzioni sempre al top, tuttavia la sensazione di una maggiore robustezza di questo sistema operativo rispetto a quello di casa Microsoft la percepisco sempre.
Tuttavia questo non è il solo aspetto che mi attrae: anche l’adattabilità e, soprattutto, la scelta di quanto possa essere leggero o pesante rispetto alla macchina sulla quale lo facciamo girare. Mi spiego meglio: mentre in Windows abbiamo solo una modalità di lavoro e solo un sistema di gestione degli aspetti grafici, qui abbiamo la possibilità di scegliere quello che più di aggrada: un desktop environment leggero che occupa meno risorse è adatto ad una macchina vecchia ma potrebbe esserlo anche per una molto potente (dipende dagli usi o dai gusti) quindi sostituirlo o sceglierlo in fase di installazione rappresenta un plus notevole. A proposito: per chi se lo stesse chiedendo, il desktop environment (DE) è uno strato software potrebbe essere paragonabile al launcher in uno smartphone Android. C’è anche in Windows, MacOS e iOS un DE ma non possiamo cambiarlo. E non si tratta di un tema che cambi le impostazioni grafiche ma di un vero e proprio strato di software che può essere sostituito.
Il desktop environment è un componente separato dal sistema operativo, che può essere sostituito in modo indipendente dagli altri moduli. Il sistema può quindi presentare interfacce differenti, mantenendo le stesse funzionalità e gli stessi software (tratto da wikipedia).
Elementary OS è una distribuzione Linux che amo particolarmente: è elegante, sobria, pulita ma dannatamente bella, moderna e che non mette a dura prova l’hardware di un PC. Un giusto mix tra un qualcosa di essenziale (sinonimo di scarsità di elementi grafici) rispetto a un qualcos’altro di pacchiano e caratterizzato da un eccesso di elementi grafici.
L’ho installata quindi sul mio Chuwi Herbook, un vecchio PC comprato più di due anni fa che è davvero scarso. Anche se con mia grandissima sorpresa gli aggiornamenti di Windows 10 non lo hanno paralizzato (come erroneamente presupponevo), ho voluto farlo per rendere il PC “più bello e diverso”. Un esercizio di stile, insomma, anche perché il Chuwi lo uso solo per vedere dei video in streaming, oppure per consultare pagine web e alcuni miei social.
Parlavo di esercizio di stile perché ho voluto provare la versione 6 di Elementary OS, in codice chiamata Odin. Non è possibile scaricarla direttamente dal sito preposto (LINK) a meno che non si contribuisca economicamente al progetto.
Elementary OS si è comportato benissimo, gestendo la macchina in tutti i suoi aspetto: drivers, riconoscimento tastiera e pulsanti speciali, webcam, audio e video, trackpad e, soprattutto, gestures che ricordano quelle che uso nel MacOSX.
Vi lascio adesso al video che, spero, vi piaccia. Un abbraccio, Francesco.
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